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venerdì 9 marzo 2018

Commento di fra' Domenico Spatola al Vangelo della Quarta domenica di Quaresima: Giovanni 3, 14-21


E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio ha mandato il Figlio nel mondo

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».




Commento al Vangelo

Nicodemo, tra i farisei, è uno dei capi.

La cacciata dei mercanti dal tempio, ad opera di Gesù, aveva risvegliato in lui entusiasmi riformistici. 

Ritenendo che Gesù fosse il "Maestro" atteso per riformare il culto e il tempio ("non potrebbe infatti compiere quelle opere, se Dio non fosse con lui"), lo vuole incontrare.

È una notte di vento.

Qui la notte è "l'incomprensione" che attraversa tutto l'episodio, e il "vento" è libertà dello  "Spirito che soffia dove vuole".

Il dialogo si evidenzia, da subito, impossibile. Nessuna alternativa al "grembo di Israele", e Nicodemo rinuncia ad uscirne.

Al contrario la proposta è di "rinascita da acqua e da Spirito, per vedere il regno di Dio e avere vita eterna".

Il "serpente di bronzo", innalzato da Mosè per salvare i morsicati dai serpenti, in parabola è valenza d'icona del Guaritore che, dalla croce, elargirà  perdono e vita, a chi in lui crede.

Altrettanto rivoluzionaria l'affermazione sul "Dio, che ha tanto amato il mondo, da mandare il Figlio".  Questi, in coerente stile, dalla croce svelerà la misura di tale amore.

Nessun giudizio divino viene dal Cristo prospettato, mentre la condanna se la  procura da solo chi rifiuta l'offerta di vita eterna, da Gesù gratuita e incondizionata.

Fra' Domenico Spatola



Nella foto: Gesù e Nicodemo. Dipinto di John La Farge.

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